Speak&Roll, di Franco Montorro/40 – 25 anni fa, la prima coppa europea di Bologna (smentendo Bianchini su tortellini e Lucio Dalla)

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Valerio Bianchini l’avrebbe infine pure allenata, la grande ex nemica, a quel punto, Virtus Bologna, ma in un momento quasi catastrofico, perché il peggio, inatteso, sarebbe arrivato pochi mesi dopo un campionato asfittico. Siamo nel 2002-2003, definitivamente giubilato Ettore Messina, il proprietario Marco Madrigali affida la squadra a Boscia Tanjevic e poi, per disperazione, all’antico e più glorioso degli allenatori ostili, il Vate appunto, che non riesce nell’impresa di trasformare l’improvvisata e traballante armata Brancaleone in una squadra in grado di ottenere l’obiettivo minimo di ogni Virtus da metà anni Settanta in poi: la qualificazione ai playoff, prima volta nella storia. Poi il lodo Becirovic, la revoca dell’affiliazione alla Fip e l’inizio dell’era Sabatini.

Rewind.

Molti anni prima, nel lungo periodo positivo della pallacanestro italiana a cavallo degli anni Settanta e Ottanta, Bianchini aveva a suo modo sottolineato il provincialismo delle Vu Nere, tornate forti in patria ma nulle nelle coppe continentali con la celebre frase «Bologna di europeo ha solo i tortellini e Lucio Dalla». Qualcuno riporta la frase sostituendo “europeo” con internazionale, ma la sostanza non cambia.

E siamo arrivati al 1990, con la prima edizione della finale della Coppa Italia a quattro anziché con scontro diretto a due. Bianchini allena il ricchissimo e ambizioso Messaggero Roma di Raul Gardini e a 40 minuti dalla coppa c’è solo l’ostacolo della Virtus Bologna affidata da pochissimi mesi a Ettore Messina. Scontro generazionale in panchina e in campo, perché mentre i due stranieri della Capitale sono i giovani Danny Ferry e Brian Shaw, strappati con clamore alla NBA, dall’altra parte scendono in campo due vecchie conoscenze, e glorie, del campionato pro. Clemon Johnson e soprattutto Michael Ray Richardson. Quest’ultimo, “Sugar”, gioca la finale da mattatore e di ritorno da un contropiede vincente, passa davanti alla panchina romana e va a baciare in fronte uno stupefatto Bianchini. La Virtus vince la Coppa Italia e subito dopo vola in finale in Coppa delle Coppe, torneo che aveva perso una dozzina d’anni prima a Milano nel derby secco con Cantù.

Sede di gara Firenze, avversaria il Real Madrid allenato da George Karl, gara praticamente giocata in casa di fronte a migliaia di tifosi bianconeri che macinano i cento chilometri scarsi fra i due capoluoghi con la speranza che sia la volta buona per il primo successo continentale della Virtus e con il timore che l’ormai trentennale tabù resista e che Lucio Dalla e i tortellini…

13 marzo 1990, 25 anni fa esatti. Com’eravamo – perché poi il basket italiano, i suoi tifosi, le loro trasferte erano uguali e vivevamo un periodo comune molto più vivo e felice dell’attuale – lo ricorda in maniera mirabile Luca Corsolini per la rubrica “Sottocanestro” di Telecapodistria. Guardatelo, il servizio: sono poco meno di dieci minuti su YouTube che rappresentano, anche ad un quarto di secolo di distanza, un eccellente esempio di qualità, professionalità e passione cestica, diffusa fra addetti ai lavori e tifosi, fra neutrali e coinvolti. Valeva la pena ricordarlo, oggi, quel giorno in cui finirono in secondo piano i tortellini e perfino Lucio Dalla, contentissimo quest’ultimo, quella volta, di non essere più, mai più, l’unico attore protagonista di Bologna in Europa.