Scalabrine lascia la Benetton e torna negli States

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Ecco le dichiarazioni di Scalabrine prima di tornare in USA.

Brian Scalabrine, la ragione per cui hai deciso di tornare negli States?
“Tornerò negli Stati Uniti per provare a fare la squadra in NBA. Da quando sono arrivato a Treviso ho sempre avuto in testa quest’idea, certo se il campionato non stesse per ripartire sarei stato felice di rimanere qui, ma l’opportunità di provare a ritornare tra i Pro e di fare la squadra con un team NBA è qualcosa che penso di dover sfruttare”.

Come sei stato a Treviso? La città, i compagni di squadra, i tifosi…
“Ho imparato molto da quest’esperienza, da un punto di vista personale perché ho conosciuto una cultura ed un modo di vivere diversi, dal cibo alla guida e tante altre cose, anche sotto il profilo professionale è stato un periodo positivo, è speciale lavorare in una squadra dove ci sono da un lato ragazzi giovani, di 19-20 anni, che stanno provando a crescere ed arrivare in alto e dall’altro giocatori esperti come Becirovic e Bulleri che al top ci sono già e che lavorano per rimanerci. Un’altra scoperta incredibile sono stati i tifosi, il loro modo di seguire le partite sempre in piedi, cantando e suonando il tamburo e sventolando bandiere per incitare la squadra…”

Vuoi dare un messaggio ai tifosi treivgiani che ti hanno amato fin dal primo momento?
“Una cosa particolare che mi è piaciuta dei tifosi qui, la passione che hanno per la partita, la stessa passione che ho io come giocatore quando sono in campo. Ed è stato piacevole come fuori dal parquet io abbia avuto sempre il massimo rispetto da parte loro: quando giravo per il centro di Treviso nessuno mi ha mai dato fastidio. Spero davvero che questa squadra possa arrivare ai playoff quest’anno e, in breve tempo, tornare a lottare per lo scudetto perché questi tifosi meritano grandi soddisfazioni: ci hanno seguiti anche in trasferte lunghissime, facendosi 5 o più ore di macchina per venire a sostenerci! Poi, devo ringraziarli per come mi hanno accolto e mi hanno voluto bene, i miei figli a casa cantano sempre la canzone che i tifosi della sud hanno fatto per me”.

La cosa che ricorderai di Treviso?
“Mi ricorderò l’importanza dell’organizzazione di un club, ricordandomi il lavoro di tutti, da Sasha Djordjevic a Claudio Coldebella: è facile, ad esempio nell’NBA, far vivere i giocatori nel massimo del comfort quando si hanno valanghe di soldi, invece quando non è così invece bisogna saper pianificare tutto al meglio e cercare di costruire allo stesso tempo lo spirito di squadra migliore, anche quando ad esempio devi affrontare lunghe trasferte in pullman o spostamenti difficoltosi. Qui una buona organizzazione è veramente importante. I giocatori viaggiano molto, mangiano assieme ed è tutto tempo importante che si dedica ai tuoi compagni di squadra, al gruppo, cosa utile per creare relazioni forti che qui ho costruito e che penso manterrò anche nel futuro”.

Cosa pensi del tuo futuro? Ti rivedremo in NBA presto?
“La mia non è una vita fatta di certezze: quando sono arrivato a Treviso non avevo un contratto, ma solo l’opportunità di provare e vedere se ci saremmo piaciuti, è successo e ne sono stato contento. Adesso la situazione è la stessa, vado negli States e proverò a fare la squadra in NBA: se non ci riuscirò bene, altrimenti troverò ugualmente la mia strada”.