La Pallacanestro Cantù si prepara all’esordio casalingo e Coach Fabio Corbani attende miglioramenti e ulteriori passi avanti, dopo la sconfitta di misura rimediata sul campo di Capo d’Orlando. Il calendario non aiuta i canturini perché, nel posticipo di lunedì alla Mapooro Arena (ore 20.30), l’avversario sarà niente meno che la Sassari campione d’Italia. “C’è tanta attesa” –ha spiegato il tecnico dell’Acqua Vitasnella- “Per giocare di fronte a un pubblico che, non nascondiamolo, è stato alla base della scelta di molti nuovi giocatori di venire a Cantù”.
Coach, che partita dovrete giocare per battere Sassari? Quali errori dell’esordio non ripetere?
Dovremo essere bravi in tutto, sia in difesa che in attacco. A Capo d’Orlando abbiamo giocato un primo quarto eccellente e, per quanto la difesa abbia retto per tutta la gara, negli ultimi 5 minuti abbiamo fatto delle scelte offensive non ottimali, senza la necessaria circolazione di palla. Siamo rimasti invischiati nel ritmo della partita, che loro sono riusciti a rallentare mettendoci in difficoltà.
La tua squadra è in grado di dettare i ritmi di una gara?
Obiettivamente, in questo momento no. Ovviamente vorremmo che lo fosse e stiamo lavorando per esserne in grado.
Sassari ha cambiato qualcosa rispetto allo scorso anno: che squadra è?
È una squadra con la sua identità tecnica precisa. Lascia abbastanza libertà ai giocatori in attacco, ma occhio a non confondere la gestione del talento con la disorganizzazione, perché hanno una struttura molto solida e puntano a ripetersi. Rispetto allo scorso anno penso che abbiano più giocatori da uno contro uno e, di conseguenza, possano maggiormente variare le soluzioni sul perimetro a quelle dentro l’area. Sotto canestro hanno preso Varnado, molto efficace in area, oltre ad avere inserito un giocatore come Eyenga, bravo nell’attaccare il ferro.
Contro Sassari il rischio maggiore possono essere i parziali subiti?
È nelle loro caratteristiche. Hanno dei momenti in ogni partita in cui segnano canestri molto difficili da marcare, quindi un break lo subiremo. Dobbiamo essere bravi ad assorbirli e ad approfittare dei momenti in cui le percentuali non saranno elevate, rispondendo a nostra volta con un parziale.
Emotivamente la tua squadra è pronta?
Sì, è pronta. C’è voglia di giocare e curiosità. Ci mancano ancora dei riferimenti che abbiano la leadership tecnica nei momenti chiave delle gare. Ci aspettiamo che tali riferimenti emergano con un processo naturale, quasi spontaneo; ovviamente, se a un certo punto della stagione non dovessimo averli trovati, ci penserà lo staff tecnico ad indicarli.
A proposito di leadership e di singoli, ti aspettavi qualcosa in più da qualche giocatore? Per esempio Heslip.
Sono contrario a battezzare i giocatori dopo la prima partita, soprattutto nel caso di un attaccante come Heslip, che deve adattarsi a un campionato molto tattico come il nostro, in cui si punta più a distruggere il gioco avversario che ad esaltare il proprio. Bisogna stare attenti a dare giudizi affrettati: basti pensare all’esempio di Logan, tagliato nelle prime giornate di campionato al suo esordio europeo con Pavia, in A2.
La prima giornata ha regalato sorprese che non ti aspettavi? Magari la stessa Sassari, che ha faticato in casa contro Cremona, vincendo solamente ai supplementari.
Non sono rimasto sorpreso perché, come dicevo settimana scorsa, Cremona è una squadra talentuosa e molto lunga, così come sono convinto che Avellino possa fare bene. Trento ha battuto Milano, è vero, ma è reduce da una grande stagione e ha incontrato un’Olimpia che veniva da una tournée americana e dal match contro i Boston Celtics.
Dalla Sardegna sono convinti di sfatare il tabù Pianella. Cosa ne pensi?
Teoricamente, se si considerano le nostre considerazioni di riduzione del budget di inizio anno, si può capire che pensino di farcela. A noi, però, questo non interessa e, con tutto il rispetto necessario, cercheremo di vincere.
A chiudere, quali sono le tue emozioni prima dell’esordio al Pianella?
Emozioni positive, sicuramente. Ricordo quando venivo a giocarci da avversario e so che, al Pianella, è meglio sedersi sulla panchina dal lato giusto del campo. Sono convinto che sia sempre meglio giocare in palazzi caldi, sia in casa che fuori, perché così si gioca al meglio delle proprie forze.