EA7 Emporio Armani Milano: il pagellone di fine stagione

0

Avevamo dato un bel 7,5 come voto alla stagione di Milano prima dei playoff, ma, nello stilare queste pagelle individuali, non possiamo prescindere dall’inaspettata e meritatissima eliminazione in semifinale playoff per mano di Trento. Si sapeva che le condizioni fisiche della squadra non erano al meglio, ma le vittorie contro Reggio Emilia e Venezia nei finale di regular season avevano fatto credere che i biancorossi avessero comunque qualcosa in più degli avversari. Così non era, e tutti i problemi, non solo fisici ma anche tecnico-tattici e di atteggiamento, sono emersi all’improvviso. Nonostante, quindi, le tante vittorie, la conquista di Supercoppa e Coppa Italia, i voti individuali meritano di essere bassi, perché un’uscita dai playoff di questo tipo è troppo determinante nel momento in cui si deve valutare tutta una stagione.

33941349245_0527f0dc85_mJamel McLean voto 6: come l’anno scorso, ha giocato bene per gran parte della stagione, ma nel momento decisivo il suo apporto non si è visto, soprattutto in difesa. Merita la sufficienza perché probabilmente parte della colpa ce l’ha un Repesa che ha spremuto troppo il giocatore in entrambe le annate, e perché comunque il suo linguaggio del corpo non è mai stato quello di uno a cui non interessassero le sorti della squadra.

34767959262_38073db43d_mSimone Fontecchio voto 5,5: all’inizio ha dato l’impressione di non essere ancora pronto per questi palcoscenici, poi, quando sembrava essersi ritagliato il proprio spazio e aver capito come dare un contributo, è arrivata una serie di guai fisici che ne ha compromesso il rendimento. L’impressione, comunque, è che gli manchi ancora la durezza mentale necessaria a esprimere un potenziale che sembra esserci.

30868799916_59c4cac9a1_mAlessandro Gentile voto 5,5: ci sarebbero fiumi di parole da scrivere su tutti gli eventi esterni al campo che hanno condizionato l’annata dell’ex capitano, ma qui stiamo valutando ciò che abbiamo visto in campo, e si tratta di un inizio dignitoso e di un progressivo calo dal punto di vista sia del rendimento individuale che di utilità alla squadra.

33941341515_5f52d071f9_mRicky Hickman voto 5: avrebbe dovuto essere il giocatore che garantiva esperienza e capacità di leggere le situazioni, magari non un playmaker di ruolo, ma uno che avrebbe sempre dovuto sapere cosa fare in ogni momento. Così non è stato, e, dopo un primo mese promettente, le prestazioni negative sono state molte di più rispetto a quelle positive, soprattutto nei playoff, dove ha dato l’impressione di essere stato tra i primi ad aver deciso che fosse ora di andare in vacanza.

32316112772_36e81fa99f_mMantas Kalnietis voto 5: i playoff 2016 sembravano aver consegnato all’Olimpia un giocatore capace di dare i giusti cambi di ritmo nei momenti decisivi, con giocate azzeccate ed efficaci. Questo giocatore non si è mai visto quest’anno: sicuramente i guai fisici non lo hanno aiutato, ma di lui si ricorda solo qualche bella giocata estemporanea in mezzo a tanta inutilità.

32143302204_4df9deecba_mMiroslav Raduljica voto 4,5: il fiore all’occhiello della campagna acquisti, il centrone che alle Olimpiadi aveva rivaleggiato ad alto livello con tutti o quasi, a Milano si è rivelato fin da subito un corpo estraneo al resto della squadra, sia tecnicamente che come atteggiamento. Repesa non l’ha mai usato secondo le sue caratteristiche, soprattutto in difesa, ma lui non si è mai aiutato e non ha mai fatto nemmeno intravedere un minimo sforzo nel cercare di essere utile alla squadra.

32206960594_3a05049844_mZoran Dragic voto 5,5: non ci si aspettavano numeri da superstar per lui, ma almeno che la sua presenza in campo desse comunque una spinta alla squadra, se non altro in difesa e dal punto di vista della conoscenza del gioco. Non si può parlare di rendimento negativo, ma quasi mai si è avuta l’impressione che la squadra godesse di particolari benefici grazie a lui. L’infortunio, poi, lo ha tolto di mezzo, ma di certo non ci si immagina che sarebbe andata molto diversamente con lui in roster per tutta la stagione.

33682906940_5acf27d9c2_mMilan Macvan voto 6: la media tra il 7,5 fino alla Coppa Italia compresa e il 4,5 della restante parte della stagione. Anche lui, probabilmente, paga un eccessivo carico di minuti in campo, ma un calo così vistoso non può essere solamente attribuito alla stanchezza. È quasi sembrato che la crescita di Pascolo gli avesse tolto interesse nell’impegnarsi per la squadra.

34621926736_56ef1164a6_mDavide Pascolo voto 7: l’unica nota davvero lieta nella stagione milanese. Più Repesa gli ha dato spazio, più il ragazzo ha dimostrato di meritarselo, sia tecnicamente che dal punto di vista dell’atteggiamento. Le sue giocate imprevedibili e il suo fuoco interiore hanno scaldato i cuori dei tifosi milanesi, e, a oggi, Dada appare l’unico erede dello spirito Olimpia che ha caratterizzato gli anni più felici della storia di questa società.

33941344685_4afc7c8146_mKaleb Tarczewski voto 6: arrivato tardi, a marzo, dopo una stagione agli Oklahoma City Blue (squadra di D-League), si è dimostrato giocatore dal repertorio limitato ma efficace e non ha mai fatto mancare energia e atteggiamento positivo.

33708873713_e36952e16e_mAndrea Cinciarini voto 6: i primi mesi sono stati difficilissimi, poi pian piano ha saputo come prendere in mano la squadra e ritagliarsi un ruolo sempre più importante. Purtroppo, i suoi limiti tecnici sono evidenti, e quando, per la pochezza dei suoi pari ruolo, sarebbe stato importante avere delle giocate di valore da lui, queste non sono mai arrivate.

Rakim Sanders voto 5,5: avrebbe dovuto essere, assieme a Simon, il vero leader della squadra, soprattutto dopo la partenza di Gentile. Per un po’ ci ha provato e qualcosa di buono lo ha anche fatto, ma nelle ultime partite di regular season e in tutti i playoff ha dato l’impressione di pensare solo a se stesso e di non vedere l’ora che la stagione finisse.

31000621192_ffe628be27_mAwudu Abass voto 5,5: un buon impatto, seguito da un lungo periodo in cui invece si è rivelato poco più di un fantasma, e un’ultima parte di stagione con qualche buon momento ma senza continuità. Ha il potenziale per affrontare, sia in attacco che in difesa, qualunque tipo di esterno avversario, ma deve esprimerlo meglio e con maggior costanza.

33497531736_44444d7ec4_mBruno Cerella voto ng: Repesa se lo è trovato in roster a forza e non ha mai voluto provare a capire se avrebbe potuto essere utile a qualcosa. Nelle sue rare apparizioni ha dimostrato di poter essere ancora un buon specialista difensivo, ma in attacco parlare di polveri bagnate è un eufemismo.

33682909940_ed85833a6f_mKrunoslav Simon voto 5: avrebbe dovuto essere, assieme a Sanders, il vero leader della squadra, soprattutto dopo la partenza di Gentile. Non lo è mai nemmeno lontanamente stato, e il suo rendimento era buono solo se giocavano bene gli altri, lui da solo non ha mai trascinato i compagni.

32592820723_47a5a91f01_mJasmin Repesa voto 4: nell’ultima conferenza stampa post eliminazione, Repesa ha parlato di se come un coach che si basa sulle seguenti caratteristiche: etica del lavoro, difesa e tante chance date ai giocatori giovani. Non si è visto nulla di tutto ciò in questa Olimpia, e se è vero che per i primi due punti molto è dovuto a come si comportano i giocatori, lo è altrettanto il fatto che se non riesci a dare alla tua squadra nessuna di quelle cose che dovrebbero caratterizzare la tua impronta, le colpe sono anche tue, e per quanto riguarda le chance ai giovani, l’impressione è che invece non si sia affatto mai fidato di loro, e abbia concesso loro spazio solo quando si è sentito costretto o disperato. Dal punto di vista difensivo, i suoi concetti hanno fatto a pugni con le caratteristiche individuali dei giocatori, da quello offensivo qualche buona idea si è vista, ma ogni volta in cui, nel corso della partita, le difese avversarie si sono adattate, è mancata completamente, salvo rare eccezioni, la capacità di operare dei contro aggiustamenti. Infine, dal punto di vista meramente comunicativo, si è inimicato tutti, dai giocatori ai tifosi, mostrando arroganza e incapacità di allontanarsi almeno un po’ dalle sue convinzioni granitiche per stabilire un dialogo.