Gallo via, Hairston out, poco gioco e scarsa identità di squadra: Milano, che succede?

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Provando a fare una buona analisi del momento, dovremmo considerare diversi aspetti: iniziamo da quello principale probabilmente, ossia l’assenza di una vera identità: Milano ad inizio stagione sembrava essere una squadra improntata essenzialmente all’attacco, seguendo il modello della Spagna di Scariolo, miglior formazione per punti segnati all’ultimo Europeo. E così arrivano gli 89 punti segnati vs Varese, gli 89 vs il Maccabi, gli 88 segnati a Sassari. Eppure, stando alle parole di Scariolo, questa è una squadra che vuole vincere le partite prima di tutto in difesa. Ma è proprio la difesa a lasciar desiderare nelle ultime uscite. L’esempio più eclatante è la partita-suicidio di Eurolega contro il Partizan, in cui Milano tiene i serbi a soli 39 punti segnati in 30 minuti, salvo poi subirne 30 tondi tondi in soli 10 minuti. Ed è la stessa squadra che, appena 4 giorni prima, era riuscita ad esaltare e far godere oltre 10mila spettatori, al Forum, battendo il Montepaschi di Siena dopo 21 sconfitte consecutive, soprattutto grazie alla difesa: vedere Siena segnare solo 56 punti in una partita di Regular Season è cosa più unica che rara.

Milano molle e poco reattiva in difesa, una Milano troppo spesso battuta da questo o quel giocatore già dal primo palleggio o dal primo pick ‘n roll; per non parlare poi dal dato rimbalzi: a Tel Aviv, contro il Maccabi, 4 giorni fa, Milano prende 22 rimbalzi contro i 41 degli israeliani. Ci può stare perdere il confronto, ma un dato così è fuori dal normale. Mentre non può starci del tutto perdere la sfida-rimbalzi anche contro una Pepsi Caserta decisamente meno “grossa” e più “piccola” di Milano.

Difesa non granchè, attacco ancora meno: 66 punti a Pesaro, 54 con l’Efes,… Milano è stata troppo discontinua anche con la palla in mano. Se parliamo di circolazione di palla, allora le cose sono a posto: contro il Maccabi, schierato a zona per tanti minuti, spesso Milano ha trovato l’uomo libero sul perimetro grazie ad un’ottima e veloce circolazione. Ma se spostiamo l’obbiettivo sul gioco espresso, facciamo fatica ad identificare delle combinazioni interessanti. Nicholas corre continuamente sotto canestro per uscire dai blocchi, ma quasi sempre a queste uscite non hanno fatto seguito dei punti segnati (e parliamo del terminale offensivo numero 1 per l’EA7); Bourousis ha “spostato” poco sotto canestro fin qui (l’emblema sono i 3 lay-up facili, totalmente libero, sbagliati contro Siena); Cook è andato perdendosi dopo un buon avvio. E così molte volte è stato Malik Hairston a togliere le castagne del fuoco all’Olimpia: memorabile la sua performance contro il Maccabi, all’andata. O in alternativa Danilo Gallinari, decisivo e fondamentale contro Siena e positivo altre volte ma mai fino in fondo: troppe volte però il “gioco” offensivo di Milano si è limitato ad una isolation del Gallo contro la difesa schierata avversaria, con il resto della squadra fermo ad osservare le sue intenzioni. Un Gallinari ben inserito nel contesto, come contro Siena, quando ha preso tiri costruiti e non ha forzato eccessivamente gli 1 vs 1, può (o poteva) essere estremamente utile all’Emporio Armani; un Gallinari troppo “veneziano” e con la palla ferma tra le sue mani per 10 secondi dell’azione, invece, può (o poteva) essere la cosa più dannosa possibile per l’attacco milanese.

Ora, siccome “piove sempre sul bagnato”, Milano ora dovrà rinunciare per il resto della stagione a Gallinari, visto che il lock-out NBA sembra essere finito, e per almeno 3 settimane allo stesso Hairston, out già ieri contro Caserta, per una fastidiosa tendinite.

A questo poi va aggiunto l’inizio di stagione non positivo di Nicholas, che solo ieri, per la prima volta, sembrava essere tornato ai suoi livelli: eppure, nel primo tempo ha avuto un gesto di stizza nei confronti di Scariolo dopo una sostituzione e nel secondo è andato pian piano sempre più innervosendosi, fino al fallo tecnico che lo ha tolto dalla gara per 5 falli.

Da segnalare anche il cattivo body-language del duo greco: detto di un Bourousis troppe volte battuto in Europa e per niente devastante in campionato, bisogna parlare anche di Fotsis: giocatore fondamentale per l’economia della squadra grazie ai suoi rimbalzi (dei 22 di squadra contro il Maccabi, 9 solo suoi) e all’eccellente difesa, resta troppo nascosto in attacco: quando ha avuto spazio per prendere i suoi tiri, li ha messi, ma per il resto a volte sembra spaesato, avulso dal contesto (anche durante i time-out appare quasi straniato e “distaccato” dal resto della squadra): certo è che i 9 minuti e 43 secondi di panchina, nell’ultimo periodo, contro il Partizan, gridano ancora vendetta.

Se a tutto ciò aggiungiamo un Cook annebbiato nelle ultime uscite e un Radosevic non sempre all’altezza, emerge un quadro preoccupante per Milano: siamo ancora all’inizio della stagione, è vero, ma il passaggio alle Top 16 in Eurolega appare compromesso ed anche alcune prestazioni in campionato non sono particolarmente positive: il mercato dovrebbe dare una mano (probabile arrivo di JR Bremer o comunque di un play da affiancare a Cook e Giachetti e che sia più realizzatore; si parla anche di un esterno per la sostituzione di Gallinari), ma per il resto il compito spetta a Sergio Scariolo: è lui che deve dare la sveglia ai suoi giocatori, facendoli giocare da top players quali sono, con un’identità precisa e con un gioco troppo spesso assente o comunque latitante in questo avvio.