La nostra pallacanestro riparta dai palazzetti

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La questione tanto agognata è tornata sotto i riflettori dopo l’ultimo Consiglio federale e la decisione dei vertici FIP, a fianco del rinnovamento del campionato di A (dalla stagione 2018-19 a 18 squadre e con due retrocessioni), di obbligare le società a disporre di un palazzetto da almeno 5000 posti per disputare i playoff. In mezzo a qualche inevitabile polemica, la linea del presidente Petrucci è ampiamente condivisibile, e offre l’occasione di mettere a fuoco un problema che in Italia non riguarda solo il nostro basket: gli impianti sportivi.

Se, infatti, un campionato come quello spagnolo è anni luce avanti rispetto nostro non è solo e soltanto per l’aspetto tecnico. Certo, la Liga Endesa ha ben più seguito della nostra Serie A, malgrado stiamo parlando di due nazioni in cui il calcio regna sovrano. Se è vero che le loro formazioni ottengono con continuità risultati di spessore nelle competizioni europee e non (si vedano anche le due nazionali) ed è vero che il basket in territorio spagnolo ha anche maggiore spazio tra giornali e TV, la qualità degli impianti da gioco gioca un ruolo fondamentale.

In una lega a 18 squadre come la Liga ACB, dove da anni ormai vi è l’obbligo di disporre di un palas pronto ad accogliere 5000 spettatori, parlano le cifre: 8 dei 18 toccano i 10mila posti a sedere e solo 5 si tengono sotto i 7000. Si parla di impianti moderni, costruiti per la maggior parte nell’ultimo ventennio, che hanno a disposizione tutti i comfort per gli spettatori e che consentono di offrire un valore aggiunto al consueto “andare a palazzo”, diventando una vera e propria attrattiva a fianco della partita in sé.

Anche la Germania, sicuramente non un paese di una tradizione cestistica come la nostra, ha ormai avviato il sorpasso nei confronti del nostro basket anche grazie ai palazzetti, in gran parte costruiti e rinnovati negli ultimi anni, che hanno spinto ad una crescita costante del pubblico e, di conseguenza, del movimento. Basti pensare che per la BBL solo nel 2014 si è fermata una striscia di 11 stagioni consecutive con un continuo aumento degli spettatori paganti. E non è poi un caso se le compagini tedesche stanno anche in Europa guadagnandosi sempre più spazio.

Ma guardiamo al nostro orticello e prendiamo in esame la scorsa stagione, l’ultima di cui possiamo analizzare i dati completi: un solo palazzetto supera i 10mila posti di capienza (ovviamente il Mediolanum Forum), e l’unico a oltrepassare i 7000 è l’Unipol Arena della Virtus Bologna, peraltro poi retrocessa. Fatta eccezione per l’Adriatic Arena di Pesaro e il Palamaggiò, nessun impianto va realmente vicino ai 6000. A spostare la lente di ingrandimento sugli spettatori paganti per gara, il confronto con la lega spagnola è impietoso, con 6342 spettatori presenti di media nelle gare della Lega ACB e 3966 della Serie A; ma anche la BBL riesce a batterci, portando 4442 persone a giornata nei palas. 
Schermata 2017-02-21 alle 02.35.28Ci sono margini di miglioramento, eccome. Ne abbiamo una dimostrazione andando a osservare le percentuali di riempimento dei palazzetti (nella tabella): in linea generale, il nostro campionato vede occupati quasi il 73% dei posti a sedere, tra alti e bassi. Non può non saltare all’occhio come addirittura 7 società su 16 sfiorino il continuo soldout. Il che sarebbe un segnale positivo se le squadre in questione fossero dotate di un palas da 6000/7000 posti ma, ovviamente, escluso il PalaSerradimigni di Sassari e “salvando” il PalaRuffini di Torino (4500 posti), gli impianti di Cantù, Brindisi, Pistoia, Venezia e Reggio Emilia non toccano neppure i 4000 posti a sedere.

Ora, i dati sono leggermente viziati dalla retrocessione della Virtus (con conseguente calo degli spettatori con l’arrivo di Brescia), dal trasferimento ormai definitivo di Cantù a Desio (attendendo la nuova casa) e dall’ampliamento del PalaBigi di Reggio (che resta comunque al di sotto dei fatidici 5000 posti), ma non c’è più tempo per contemplare il problema senza agire. Quasi la metà dei nostri palazzetti sono, purtroppo, oggettivamente non adatti ad ospitare il campionato, tanto da limitare l’afflusso di pubblico. 

Eppure, il percorso per riportare in salute la nostra pallacanestro deve passare (anche) da qui e la scelta della Federazione di portare a 5000 spettatori la soglia per la postseason è stata sacrosanta. Le potenzialità sono alte: vantiamo una percentuale di riempimento pari a quasi al doppio degli stadi della Serie A calcistica ed è il momento di compiere un passo in avanti. Se, sempre nel mondo del calcio, la Juventus ha aperto le acque agli stadi di proprietà, mostrando come un investimento simile sia ripagato nel lungo termine, nel nostro basket società e amministrazioni dovrebbero quanto meno dialogare premendo su questo fronte, onde evitare di cadere nei problemi che, da consuetudine, non portano a realizzare nulla. Per una volta, proviamo a mettere al bando le deroghe, le soluzioni provvisorie e le false promesse. E guardiamo avanti.