L'esultanza del Poz, un toccasana per il basket italiano

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Qualche allenatore mi ha detto che non capisco niente di pallacanestro, che questo “hobby” non fa per me, che sono uno scrittore da forum e che dovrei lasciare il mio posto ad altre persone. Ma stavolta non si tratta di blocchi, schemi o zone miste, niente di tutto questo. Dopo l’ormai famosa esultanza di coach Poezzecco, il mondo del basket si divide. Si perché una parte (fortunatamente piccola) di questo mondo prende di mira lo show della “Mosca Atomica” nel finale di partita. Per cosa esattamente? Non cerchiamo sempre, come i “pallonari”, la polemica. Lasciamo questo bellissimo sport pulito e viviamolo come ha vissuto la partita Pozzecco, ossia con il cuore. Vi siete mai chiesti cosa provano gli allenatori durante le partite? Io me lo chiedo spesso, non penso sia facile gestire tutta quella serie di emozioni che ti circolano addosso nei quaranta minuti di battaglia. Aggiungiamo il fatto che sei nella città a cui hai regalato la cosiddetta stella del decimo scudetto, che sei riuscito a portare 2mila e più persone a fare l’abbonamento dopo un’annata priva di gioie e, soprattutto, l’entusiasmo ormai scomparso dagli spalti di Masnago. Il Poz ha vinto la sua prima partita da coach di una squadra di Serie A, una squadra che è la ‘sua’ Varese, una partita che è il derby, in un palazzetto stracolmo di passione. E allora non ci deve essere nessun banco degli imputati. L’esultanza di domenica sera non era certo cosa premeditata, Pozzecco è improvvisazione, è imprevedibilità proprio come quando viaggiava a 1000 all’ora nei parquet di tutta Italia: “Pozzecco è così… deve essere così e solo se è così può essere quell’arma in più che dà la possibilità alla squadra di vincere una sfida importante”. Queste le parole di Charlie Recalcati su Pozzecco nel 2009, ossia quando ancora portava le scarpe da basket, ma le riportiamo perché ci suonano dannatamente attuali. Quello che ha fatto il Poz a fine gara è stato il gesto liberarsi di tutta la tensione accumulata non solo durante la partita ma fin dal giorno in cui si è legato di nuovo alla Pallacanestro Varese, ed io, da tifoso del basket (né varesino, né canturino) auguro mille altri episodi come questo, non solo provenienti dal PalaWhirlpool, ma da qualsiasi esponente del basket che voglia festeggiare una vittoria col proprio pubblico sempre nel rispetto dell’avversario. Perché noi tutti amiamo il nostro sport e quello di domenica è stato un gesto d’amore incondizionato.