LE PAGELLE DEI CAMPIONI D’ITALIA 2016-2017
Haynes 7.5 – Nel primo spezzone di stagione finisce nel mirino della critica per un rendimento alquanto altalenante. Anche grazie alla fiducia di De Raffaele e alla possibilità di riscattarsi negli appuntamenti infrasettimanali di Champions League, il play-guardia statunitense riprende autostima nei propri mezzi e diventa uno dei principali protagonisti della cavalcata Scudetto nei playoff: il 6/7 da 3 punti in Gara 2 con Trento, è già storia.
Filloy 7 – Una delle grandi rivelazioni di questa squadra. Il suo trasferimento in orogranata era passato un po’ in sordina, ma il playmaker argentino ha sorpreso tutti con la grinta ed un micidiale killer instinct. Tante le partite risolte grazie alle sue giocate – la più importante in Gara 4 contro Avellino – , non è un caso che De Raffaele non ne potesse fare a meno nei momenti decisivi.
Stone 7.5 – Il giocatore più amato dai tifosi orogranata. L’ingresso nel roster di Stone, fortemente voluto da coach De Raffaele, ha regalato all’Umana un giocatore polivalente del quale già si conoscevano le sue doti dal 2014-2015 (1° anno alla Reyer): intensità difensiva, presenza a rimbalzo e visione di gioco, questi gli ingredienti tipici propinati sul parquet dal playmaker più atipico della Serie A. Probabile Mvp mancato della serie finale, ma poco importa.
McGee 6.5 – Dopo un avvio di stagione positivo, l’ex Vanoli Cremona si è un po’ perso per strada. L’infortunio di Tonut l’ha promosso stabilmente nel quintetto titolare, ma troppe volte nel corso del girone di ritorno McGee non ha garantito un buon rendimento con scarse percentuali al tiro. Gli arrivi di Stone (e Batista) hanno inizialmente relegato la guardia statunitense in tribuna. La svolta in Gara 4 dei quarti contro Pistoia: il reintegro a referto di McGee, infatti, è stata una delle chiavi per la corsa verso lo Scudetto. Il suo apporto dalla panchina è stato fondamentale in diverse circostanze nel corso dei playoff.
Tonut 6.5 – Un esordio con il botto (26 punti a Cantù) che prometteva una stagione piena di scintille, poi un infortunio alla schiena l’ha costretto ai box per diversi mesi. Tornato a disposizione in primavera, Tonut ha ripreso la condizione concludendo una regular season su buoni standard. Positive le serie contro Pistoia ed Avellino, ha pagato probabilmente l’extra sforzo nella serie decisiva con Trento non riuscendo sempre ad imprimere sul parquet tutto il talento a sua disposizione. In ogni caso, considerando anche il malanno fisico, stagione ampiamente sufficiente.
Bramos 7 – Uno dei giocatori ai quali De Raffaele non rinuncia nei momenti topici degli incontri. Oltre alla sua fama di tiratore da 3 punti, il giocatore greco quest’anno si è riconfermato ulteriormente “uomo-squadra”, abbinando ottime doti difensive ed un’inaspettata presenza a rimbalzo. Possiamo tranquillamente definirlo il “leader silenzioso” della squadra. Memorabile la tripla che ha sancito la rimonta in Gara 5 contro Trento e, definita da più addetti ai lavori, “il tiro dello Scudetto”.
Viggiano 6 – Minutaggio ridotto in virtù delle numerose possibilità di rotazioni sugli esterni a disposizione di coach De Raffaele. L’oriundo ha avuto più spazio in Champions League, piuttosto che in Serie A. Quando è stato chiamato in causa, ha comunque sempre garantito massimo impegno.
Ejim 7.5 – Presente nel quintetto ideale della Champions League, premiato come Mvp delle Finali Scudetto di Serie A. Una stagione da incorniciare quella dell’ala canadese, alla sua 2° stagione in orogranata. Spesso utilizzato come 6° uomo nello scacchiere di De Raffaele, Ejim ha dispensato per tutta la stagione atletismo, difesa e grande incisività nel pitturato, oltre ad un’ottima precisione dall’arco, venuta a mancare – ad eccezione della decisiva Gara 6 con Trento – solo nella post-season.
Peric 7 – Giocatore dotato di tecnica sopraffina, Peric è stato uno dei volti più importanti della Reyer scudettata. Ha formato con Ejim una coppia di ali interscambiabile e compatibile: non è un caso che i due spesso siano stati utilizzati da De Raffaele in contemporanea per scardinare le difese avversarie. Dopo una serie di semifinale con Avellino giocata da potenziale Mvp del campionato, il croato ha pagato le fatiche accumulate nei primi due turni della post-season non riuscendo ad incidere in finale con Trento.
Ress 6.5 – L’inossidabile capitano orogranata ha disputato una stagione in formato “diesel”. Come nel caso di Tonut, l’ex ala-pivot di Siena ha dovuto convivere per molti mesi con dei problemi fisici (cervicali). De Raffaele ne ha preservato l’utilizzo fino alla serie finale con Trento, dove è risultato uno dei trascinatori nella propria metà campo, annullando a più riprese la fisicità di Hogue e Sutton.
Batista 6.5 – Giunto come Stone a stagione in corso, il pivot uruguayano è stato bloccato più volte da risentimenti muscolari al polpaccio. Ciò ne ha condizionato lo stato fisico e l’inserimento negli schemi: tuttavia, Batista è stato di fondamentale importanza nella semfinale vinta contro Avellino, riuscendo ad arginare e vincere il duello dei pesi massimi contro il gigante Fesenko.
Hagins 6 – Stagione non fortunata per centro lagunare. Anch’egli vittima spesso d’infortuni – il più pesante occorso ad Avellino in Champions League nel suo momento migliore -, Hagins non è più riuscito a ritagliarsi spazio nel finale di stagione, venendo relegato in tribuna in virtù dell’arrivo di Batista e del conseguente turnover degli stranieri.
Ortner 6.5 – Classico guerriero che tutti gli allenatori vorrebbero avere nella propria squadra, “Big Ben” è riuscito a garantire anche quest’anno solidità ed esperienza ad un reparto spesso in emergenza a causa dei sopracitati infortuni. Da encomio la prestazione in Gara 3 contro Trento dopo quasi tre settimane di tribuna, a dimostrazione della professionalità di questo giocatore.
De Raffaele 8 – Il voto più alto va al condottiero livornese. Il coach della Reyer, affiancato da uno staff di prim’ordine (Tucci, Billio e Buffo), ha saputo creare uno spogliatoio compatto ed armonioso ed è riuscito a dare una chiara e precisa identità di gioco alla sua squadra: una fase difensiva aggressiva che permettesse recuperi e veloci transizioni a canestro, oltre alla costante ricerca dell’extra-pass nell’attaccare le difese schierate. De Raffaele ha riportato lo scudetto in Laguna dopo 74 anni e resterà nella storia della gloriosa società orogranata.