“Ballardineide”: viaggio con Simona Ballardini nei ricordi e nelle partite più emozionanti della sua carriera

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“Concludo con le lacrime agli occhi, ma serenamente perchè so di aver dato tutto il mio meglio. A volte il mio peggio. Ma soprattutto ho dato la mia testa, le mie gambe e il mio cuore, fino al limite, tutta me stessa”. Così Simona Ballardini ha salutato, poco meno di una settimana fa, il basket giocato, riassumendo in poche frasi più di 25 anni di carriera. Una carriera costellata di successi, soddisfazioni, ma anche di momenti difficili da cui rialzarsi per poi rinascere, in un percorso da consegnare all’arca della gloria del basket femminile italiano.

Per gli amanti della numerologia e della storia della nostra pallacanestro, spulciare le cifre e il palmares quando si arriva al termine di una carriera infinita come quella di Simona Ballardini è un’autentica manna: 425 presenze in Serie A1 per 4487 punti realizzati, un quasi profetico dato di 888 punti, tre volte otto, come il suo numero, in nazionale. Uno Scudetto, due Coppe Ronchetti, due Coppe Italia. Un oro (Pescara 2009) e un argento (Tunisi 2001) in Azzurro ai Giochi del Mediterraneo. 

Ecco, abbiamo parlato di numeri, trofei, e nelle righe seguenti presenteremo una serie di date, ricorrenze e pillole statistiche. Ma, lasciateci inserire un disclaimer, un’avvertenza per l’uso che emergerà leggendo il resto di questo articolo. Nel caso di Simona Ballardini, ha forse ragione chi dice “Ci sono tre tipi di bugie: le bugie, le sfacciate bugie e le statistiche”: non sono i dati a dare un quadro preciso della sua carriera, del suo vissuto da giocatrice, da leader innata, da personaggio. Semplicemente non la definiscono. A definire Simona sono le emozioni (date e provate), i ricordi, l’entusiasmo, la smisurata passione e il rispetto per il gioco, che si fondono con l’estro, la solarità e una genuinità che evoca Romagna in ogni conversazione.

Questo la definisce, ed è probabilmente anche il motivo per cui è così tanto amata, e rispettata, da compagne, avversarie, addetti ai lavori e tifosi ora che siamo giunti al capolinea di un percorso lungo e meraviglioso, che andiamo ad affrontare nelle righe che seguono ripercorrendone alcune tappe salienti.

28 novembre 2004, Faenza: Serie A1, PENTA FAENZA vs FAMILA WUBER SCHIO 72-67
La partita di Simona: 
35 minuti, 14 punti, 6/13 dal campo, 2 recuperi.
Questa partita s’inserisce in un’annata magica per Faenza, che coincide con la prima Finale Scudetto di un ciclo sportivo unico in Italia: “Una delle emozioni più grandi è stata sicuramente giocare per la mia città e riuscire a portare quell’anno Faenza in Finale Scudetto, in quella stagione 2004/2005. La Finale di quell’anno, contro Schio, era totalmente inaspettata: Schio rispettò i pronostici, vincendo per 3-0. In stagione, però, abbiamo vinto contro Schio (72-67, ndr) ed è stato incredibile, col palazzetto pieno e un entusiasmo unico. In quell’annata lì, quando arrivavano le nostre ex squadre a giocare a Faenza, partiva il gioco del “Se vinciamo faccio questo”. Avendo militato con Schio dal 2000 al 2003, ho detto: “Se vinciamo contro Schio, esco in minigonna”. Dopo la vittoria di quella sera, ho dovuto pagare pegno: sono uscita dal palazzetto con una minigonna portata da Emanuela Ramon, a costine di velluto e di colore fucsia, ovviamente accompagnata dalle immancabili scarpe coi tacchi. Durante la partita si era sparsa la notizia e all’uscita si era creato un capanello di gente, rimasta lì solo per vedere questa scena incredibile”.
Simona vira dal discorso un momento, perchè è giusto per lei rievocare l’epopea di quella Faenza: “Quelli sono stati anni fantastici, nel 2006/2007 con Faenza siamo anche arrivati a giocare tre finali, qualcosa che in Italia non succedeva dai tempi d’Oro della Comense, è stato un periodo incredibile: abbiamo raggiunto la Finale di Coppa Italia, vincendola; la Finale di FIBA Cup, perdendola contro una Mosca attrezzata per l’Eurolega; e la Finale Scudetto, purtroppo persa con l’infortunio mio e di Marija Eric nella serie contro Napoli. Sono stati anni fantastici e indescrivibili, è difficile da spiegare quando porti in alto la tua città e la tua gente, la simbiosi che si crea tra tutte le componenti: eravamo una cosa sola col pubblico”.

LA NAZIONALE: LE CONVOCAZIONI
Qui i contorni della memoria si fanno più sfumati, ma è una sfumatura fatta di orgoglio Azzurro per Simona: “Non c’è una partita precisa per questo ricordo, o almeno non la ricordo, però volevo sicuramente menzionare la prima convocazione nella Nazionale giovanile, e soprattutto quella in Nazionale senior grazie all’allora ct Riccardo Sales. Per me è stato qualcosa d’incredibile perché sognavo e desideravo la maglia Azzurra, è stata una sensazione meravigliosa con tutte le paure e le emozioni contrastanti che si sono verificate in quel caso”.

16 gennaio 2009, Priolo: Qualificazioni Europee Additional Round, ITALIA-BELGIO 75-64
La partita di Simona: 18 punti, 6/11 dal campo.
L’emozione più forte in Azzurro, per Ballardini, arriva diversi anni dopo: “In questa gara ci siamo qualificati agli Europei, con la Nazionale di coach Giampiero Ticchi: un risultato che mancava alla nostra pallacanestro dal 1999 (nel 2007 l’Italia aveva partecipato alla manifestazione da paese ospitante, ndr). Si è trattato di qualcosa di bello, riuscire a ridare gli Europei alla Nazionale Azzurra strappando il posto sin dalle Qualificazioni. Tutte noi eravamo felici e motivate quella sera, ne è venuta fuori una grande partita che abbiamo vinto e che ci ha consentito di raggiungere l’obiettivo addirittura con una giornata di anticipo”.

7 maggio 2012, Taranto: Finale Scudetto Gara 3, CRAS TARANTO vs FAMILA WUBER SCHIO 72-58

La partita di Simona: 20 minuti, 7 punti, 3/7 dal campo, 7 rimbalzi.
Nella Finale Scudetto del 2011/2012 Taranto è infermabile, vince di misura Gara 1 a Schio, poi in casa conquista il 2-0. Lo Scudetto è nell’aria e Ballardini, pronta al primo tricolore, non sta nella pelle: “La sera prima di Gara 3, mi sono preparata da sola la maglia con scritto “Era ora!”, ho ancora un paio di foto di quella scena. Ho scritto così perché venivo da tante Finali Scudetto perse e per me vincerlo, con un pubblico molto caloroso come quello di Taranto che è davvero simile per calore e affetto a quello faentino, è stato un momento incredibile. Lo Scudetto era un sogno che avevo nel cassetto sin da piccola e per me realizzarlo è stato bello ed emozionante. In tutto questo, è stato ancora più bello poterlo condividere con le mie amiche di sempre, con i miei genitori e la mia famiglia”.

27 maggio 2018, Faenza: Spareggio Promozione, INFINITY BIO FAENZA vs MECCANICA NOVA VIGARANO 82-85 dopo un tempo supplementare
La partita di Simona: 39 minuti, 25 punti, 6/11 dal campo, 10/11 dai liberi, 17 rimbalzi, 3 assist, 9 falli subiti.
Tornata in terra natia, Simona sposta il nuovo progetto di Faenza. Una promozione dalla B alla Serie A2, poi la pazza corsa da matricola verso un posto in A1 con momenti indimenticabili per lei e la città. Allo spareggio decisivo Faenza arriva dopo tre upset nei Playoff del Girone Sud, e dopo un clamoroso scontro con Alpo, al PalaTagliate di Lucca, deciso da un suo canestro decisivo. Simona racconta così quel percorso: “Dopo tutti i miei infortuni, che hanno condizionato i 5-6 anni successivi a quello Scudetto, era difficile ritornare: Faenza mi ha riaperto le porte, siamo partiti dalla Serie B e dopo un anno siamo saliti in Serie A2. Lì abbiamo rischiato l’anno seguente di andar subito in Serie A1, perdendo quello spareggio contro Vigarano. L’emozione provata è stata incredibile, anche lì eravamo diventate una cosa sola, giocavamo con un’energia e una carica agonistica fantastica”.

13 giugno 2021, Faenza: Finale Playoff A2 Sud Gara 3, E-WORK FAENZA vs BRUSCHI SAN GIOVANNI VALDARNO 71-47
La partita di Simona (l’ultima in carriera!): 19 minuti, 5 punti, 7 rimbalzi, 3 assist, 12 di valutazione complessiva.
La seconda giovinezza di Simona a Faenza arriva al suo culmine sino alla promozione in Serie A1 arrivata tre anni dopo, dopo una bella serie Playoff contro San Giovanni Valdarno, in una Gara 3 che è una passerella trionfale per la piazza faentina: “Secondo me ci meritavamo questo traguardo, ho ancora adesso il cuore pieno di gioia per questa partita”Ancora non lo sa, o forse dentro di sè già lo sa (non ci è dato sapere cosa passasse per la testa di Simona in quegli intensissimi momenti), ma quella partita e quella promozione sarà il suo addio al basket giocato, il suo ultimo regalo per la sua piazza, la sua città, il suo pubblico.

A un certo punto dell’intervista, Simona chiosa e, come una fuoriclasse che si rispetti, esce da ogni script: “In realtà potrei parlare per ore di aneddoti e racconti sulle partite. Per esempio ricordo quando con Faenza siamo andati a giocare in Russia una semifinale di Coppa Europea, in un luogo sperduto, e all’Aeroporto di Mosca non erano arrivate quattro delle nostre valigie: peccato che da Mosca alla località dove dovevamo andare ci fossero altre dodici ore di viaggio in autobus. Noi “senza valigie” siamo rimaste là, raggiungendo poi la squadra con dodici ore di treno con la Transiberiana: siamo arrivate un’ora prima della partita e nonostante ciò abbiamo vinto, ma si è trattato di un viaggio incredibile che non avrei mai pensato di fare nella vita. Poterlo vivere e ricordarlo è molto bello”.

E ancora: “La pallacanestro mi ha lasciato tanto, mi ha insegnato a vivere ma mi ha anche dato tante batoste. Secondo me è una riproduzione della vita, molto più veloce: nella stessa gara ti possono capitare gioie e dolori, emozioni contrastanti e diverse, ed è esattamente un po’ come nella vita. Mi ha insegnato tantissimo a rialzarmi e combattere, ad accettare tutte le sfide che la vita mi poneva davanti. Potevo fare meglio, sicuramente: però mi ritrovo, maturata, grande. Mi ha aiutato a crescere, questo è meraviglioso”.

Concludendo, Ballardini ci saluta, e con noi saluta il basket giocato, così: “La pallacanestro è una mancanza che sento già, sulla pelle, e non è facile. Però è giusto così, finisco il mio percorso con tristezza ma anche con il cuore pieno di gioia: perché ho avuto la fortuna di poter giocare fino ai quarant’anni e nello stesso tempo giocare mi ha fortificato, mi ha costruito, mi ha emozionato. Mi ha fatto vivere e crescere in questa vita, di questo posso solo esser molto contenta”.

Grazie di tutto Simona!

Area Comunicazione LBF