WNBA – Candace Parker, la divina

0
Los Angeles Sparks forward Candace Parker celebrates after they scored during the second half in Game 3 of the WNBA basketball finals against the Minnesota Lynx, Friday, Sept. 29, 2017, in Los Angeles. The Sparks won 75-64. (AP Photo/Mark J. Terrill)

Per me Pat ha significato moltissimo, so che ci sarà sempre

Poche parole, ma di una importanza capitale nel modo di fare, di giocare, di vivere di una stella della WNBA che in oltre dieci anni ha già vinto tutto, negli States e fuori, al college e tra le professioniste.

Per Candace Parker, però, nulla è stato come l’ultimo anno, ricco di avvenimenti dentro e fuori dal campo che l’hanno resa una delle sportive più conosciute d’America, addirittura con riflesso mondiale.

In NCAA ha una “mamma” severa, nonché un’amica, come allenatrice: Pat Summitt. Le parole iniziali erano rivolte a lei. Nell’ultimo anno la Parker ha innalzato il suo gioco, è maturata, è diventata la leader indiscussa di queste Sparks. L’anno scorso i suoi numeri parlavano di un leggero calo rispetto alle stagioni precedenti – grazie anche all’esplosione di Nneka Ogwumike, MVP 2016 – ma in campo il suo ruolo di trascinatrice è emblematico. In ogni azione decisiva, lei c’è; quando deve riposare in panca, si alza comunque ad incitare le sue ragazze; quando sbaglia, fa “mea culpa” e quando sbagliano le sue compagne sa quando strigliarle, nonché supportarle se la scelta era comunque quella giusta.

La carriera della Parker è piena di successi, record, ovviamente sconfitte ed infortuni, ma anche giocate incredibili che richiederebbero una digressione troppo lunga che rischia di scadere nel “wikipedismo”. Ci soffermiamo, allora, su quello che è il suo ultimo anno che va dal giugno 2016 alla finale WNBA che si è conclusa da qualche giorno.

La ragazza reclutata e, se vogliamo, cresciuta da Pat Summitt perde la sua guida, stroncata da un male ad oggi incurabile come l’Alzheimer. Quella stessa sera infila 31 punti con 13 rimbalzi contro le Dallas Wings: i rimbalzi erano uno dei chiodi fissi di coach Summitt – “L’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite, ma i rimbalzi ti fanno vincere i titoli” – e il fatto che abbia fatto il record stagionale proprio quella sera fu alquanto iconico della forza che quell’allenatrice diede, e dà tuttora, a Candace.

yahoo.com

Everything happens for a reason

Un motivo anche inspiegabile ai più.

Infatti nella lista di Team USA per le Olimpiadi di Rio 2016 il nome di CP3 al femminile non compare. “L’anno scorso è stato un anno molto duro”, ha detto qualche settimana fa la #3 delle Sparks a SB Nation. “Però per fortuna ho avuto intorno a me persone che mi hanno aiutato ad affrontarlo nel migliore dei modi. Siamo diventati una famiglia”.

Dietro alla non-convocazione di coach Auriemma si sono aperte le più grandi speculazioni – lei atleta adidas in mezzo al dominio Nike, lei da Tennessee contro Auriemma di UConn, screzi passati tra lei ed altre stelle – ma alla fine l’allenatore di origini campane ha preferito portare via delle giocatrici probabilmente all’ultimo ballo internazionale come Catchings e Charles da lunghe e Bird-Whalen da guardie.

Le parole di Pat Summitt riecheggiano più forti che mai:

Handle success as you handle failure

Da quella delusione in poi cambia tutto.

Venne subito inserita nel WNBA 20@20, cioè la lista delle venti migliori giocatrici nei primi vent’anni della lega professionistica statunitense. Ma quella era solo l’anticipazione delle Finals che le sue Sparks guadagnarono di lì a qualche giorno.

Una delle serie più belle, o forse la più bella, di sempre. Con tre gare sempre in equilibrio e due decise addirittura nei secondi finali. La nostra Candace ne infila 28 e tira giù 12 rimbalzi nella decisiva gara-5, chiusa poi da un canestro di Ogwumike. In 5 gare tiene 14 punti, 9 rimbalzi e due assist di media che le valgono il titolo di WNBA Finals MVP. Los Angeles non vinceva il titolo da 14 anni.

This is for Pat! This is for Pat”, urla scoppiando in lacrime appena suonata l’ultima sirena.

La Parker ha bisogno di prendersi una pausa. Stressata, ma finalmente sul tetto del mondo, ha bisogno di staccare.

Quella pausa non arriva, perché solo qualche settimana dopo aver conquistato il suo primo titolo WNBA Shelden Williams, suo marito con un passato NBA e quinta scelta al famoso draft 2006, chiede ufficialmente il divorzio dopo aver annunciato che i due erano separati in casa ormai da agosto. Lui di solo stipendio ha guadagnato circa 12 milioni di dollari con medie di 5 punti e 6 rimbalzi a partita, lei ne ha guadagnati in tutto circa 3 milioni compresi i contratti con Gatorade e adidas: lui ha chiesto a Candace di pagargli gli alimenti e di avere in custodia la figlia Lailaa Nicole, amatissima da Candace, tanto che la star WNBA le dedicò anche una stupenda lettera su Time.

“Sento i discorsi di Pat molte volte prima delle partite, soprattutto quelle importanti. Li ascolto sempre quando non sono al top oppure in momenti di stress, come le 3 partite in 5 giorni. Lei ha avuto una grossa influenza su quella che sono, come lavoro, come affronto la vita adesso e come insegno a vivere a mia figlia. Sono una persona migliore grazie a lei, e pure molto più paziente: sarebbe molto fiera di come sono maturata”

In ogni momento Pat compare e sembra indicare la strada alla Parker.

Forse anche per questo motivo a marzo è tornata a giocare, non aspettando la nuova stagione WNBA: è volata in Turchia al Fenerbahce, arrivando fino alla finale di Eurolega, ma stavolta ha dovuto fermarsi ad un passo dalla vetta europea. Ha fatto tempo ad eliminare in semifinale la sua ex squadra padrona di casa – Ekaterinburg con cui ha vinto 5 titoli russi consecutivi dal 2011 ed un’Eurolega nel 2013 – concentrandosi più in difesa a limitare Griner che non in attacco, chiudendo con 15 rimbalzi: ricordate ora le parole di Pat riguardo ai rimbalzi?

La corsa si ferma due giorni dopo in finale contro Kursk nonostante 18 punti, 5 rimbalzi e 5 rubate di CP3.

Arrivata sul finire della regular season, si vede che quella squadra non è la sua, si vede che lei tecnicamente è di un altro livello, ma non si sente inserita come in una famiglia. Una famiglia vera, come sono le sue Sparks.

Individual success is a myth, no one succeeds all by herself

Le Sparks con cui infatti ha rinnovato con un contratto pluriennale. Le Sparks con cui si è iscritta ancor di più nella storia WNBA con la tripla doppia fatta segnare contro le San Antonio Stars, con 11 punti, 17 rimbalzi (suo career high) e 11 assist, sesta giocatrice a riuscirci in vent’anni: Sheryl Swoopes, Lisa Leslie, Margo Dydek, Deanna Nolan e Tameka Johnson le altre a compiere l’impresa. Le Sparks con cui è tornata in finale, sempre contro le Lynx, grazie ad un suo canestro che chiudesse la serie contro Phoenix. Per rendere al meglio come le Sparks siano la sua squadra, interviene la Ogwumike: “È una one-woman show, può fare di tutto. Ma permette a noi sue compagne di far parte dello stesso show”.

In luglio si guadagna anche il premio di atleta dell’anno WNBA alla cerimonia degli ESPY.

Inclusa nel primo quintetto All-WNBA 2017 grazie a miglioramente di oltre un punto, un rimbalzo e quasi una stoppata rispetto alla scorsa stagione, è riuscita a portare Los Angeles di nuovo in finale, anche se Minnesota si è dimostrata cinica e spietata in gara-4, primo match point per L.A. Come lo scorso anno, sotto 2-1, le Lynx sono riuscite a vincere il quarto atto in trasferta per riportare la serie in Minnesota per la decisiva gara-5: l’anno scorso vinse Los Angeles, quest’anno è stato il turno delle Lynx della nostra Zandalasini. Ma fino all’ultimo Candace ha lottato, chiudendo gara-5 con 19 punti, 15 rimbalzi, 5 assist, 2 rubate e 4 stoppate.

naplesherald.com

I think Candace has probably had as emotional a year as anybody has never gone through. I can’t tell you that I’ve seen anybody go through this and handle it as well as it has”, ha detto il suo allenatore a L.A. Brian Agler.

Per fortuna è la stessa campionessa nata a Saint Louis ad allontanare ogni voce di ritiro: “Aspettate un attimo, volete che pensi al ritiro solo perché ho 31 anni? Really?”

Candace Parker ha illuminato Los Angeles, l’ha portata di nuovo sul tetto del mondo del basket femminile e continuerà a far sempre parte di questa organizzazione anche quando dovrà davvero smettere. Seguendo sempre gli insegnamenti di Pat e Lailaa…