WNBA – Maya Moore, one more

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thesportdigest.com

28 anni.

Maya Moore ha 28 anni e ha vinto quattro titoli WNBA, due titoli NCAA, due titoli mondiali e due olimpici, tre titoli cinesi, uno spagnolo, un’Eurolega e un record di 125-3 alla High School.

Se avessi una squadra di scacchi, Maya sarebbe la mia prima scelta. Anche se non sapesse nulla di scacchi, troverebbe un modo per vincere”

Questo articolo lo avrebbe meritato Sylvia Fowles, capace di vincere sia il premio di MVP della stagione che MVP delle Finals, prima a riuscirci da Lauren Jackson nel 2010. I 19 rimbalzi di stanotte sono record WNBA per una gara di finali; mai nessuna ha chiuso con tutte doppie doppie nelle gare di finale. La statuaria Fowles merita una menzione, ma questa corazzata chiamata Minnesota Lynx è la squadra di Maya Moore. Certo, senza le altre – Fowles, ma anche Augustus, Brunson e Whalen – probabilmente non avrebbe vinto nulla, ma il suo impatto e la sua capacità di essere sempre sotto controllo danno la sicurezza a tutte le Lynx di avere una guida sempre pronta a prendersi la responsabilità di ciò che fa.

Dal secondo anno di High School, negli USA non ha mai perso per due stagioni consecutive, aggiornando il suo palmares con 9 titoli statali negli ultimi 13 anni, incredibile!

I love all my championships. You can’t make me choose a favorite”

Non si può scegliere tra il dominio liceale dove non ce n’era per nessuno, ma è stato il primo di tanti titoli. Non si può scegliere tra il suo primo titolo NCAA e il secondo, arrivati entrambi lungo una serie di oltre 90 vittorie di fila. Non si può scegliere tra i quattro titoli WNBA o quelli con Team USA. Era sempre tra le favorite e tutti noi penseremo a quanto è più facile vincere quando a supportarti hai le compagne più forti.

Obiezione sacrosanta, solo che poi quei titoli devi vincerli: e non diventa un obiettivo, ma un dovere. Se vinci, allora hai fatto il tuo; se perdi, hai mancato l’unica cosa che dovevi fare.

Questo aut-aut è troppo limitativo di tutti i fattori che stanno alla base di una stagione sportiva, in primis preparazione fisica sempre al top e sicurezza nei propri mezzi. Sulla prima ci si lavora, sulla seconda puoi lavorarci quanto vuoi ma se non ce l’hai innata ci puoi fare poco.

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Everywhere she goes, a championship seems to follow. She has a magical effect, the way she carries herself, the work ethic she applies every single day”

Questa frase detta dalla dirigente di Shanxi, squadra cinese con cui Maya ha vinto tre titoli consecutivi – segnando quasi 37 punti di media con un high di 60 – prima di fermarsi questa offseason per la prima volta dal 2009, riassume tutto quello che è Maya Moore: tanto lavoro porta a tanti titoli. Ha vinto anche una Liga spagnola e una Eurolega femminile con Valencia nel 2012, giusto per non farsi mancare davvero nulla.

Alla frase della dirigente cinese fa eco la sua compagna Seimone Augustus che dice come in tutti questi anni non abbia mai visto la Moore lavorare come l’anno precedente: punta sempre a far meglio, ad aumentare il proprio bagaglio tecnico, ad essere la migliore in tutto. Basti guardare il suo miglioramento dal primo anno, fino a quello attuale.

She’s absolutely disgusting, because she can do everything. She gets on your nerves”

La sua compagna Montgomery scherza su Maya, ma è un’altra dichiarazione di come la #23, unica donna ad aver un contratto con il brand Jordan, sia di un altro pianeta. È sempre un fattore non solo in attacco, ma anche in difesa, tanto che quasi sempre finisce in uno dei due quintetti difensivi. Quest’anno ha diminuito la sua produzione offensiva di due punti a partita, ma si è concentrata sulla fase difensiva dove ruba quasi 2 palloni a gara, mentre in attacco ne perde poco più di uno. Addirittura 4 punti in meno nei Playoffs dove però è davvero “efficiente” – parola che ama moltissimo per descrivere il suo gioco – tirando con il 52% dal campo ed oltre il 54% da oltre l’arco. E alla fine, stasera, dopo un parziale di 0-9 delle Sparks che erano tornate minacciosamente ad un solo possesso di distanza la palla arriva ovviamente nelle mani di Maya Moore: penetra verso il centro dell’area, allunga il secondo passo per crearsi spazio dalla sua marcatrice. Tira su una gamba sola. La palla entra. Ancora una volta Maya Moore è sul tetto del mondo!

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Non dirà mai quale titolo le è più piaciuto di più, però è arrivata ad ammettere che quest’ultimo è stato sicuramente il più duro da conquistare, grazie alla strenua resistenza delle Sparks, definite “grandissime avversarie contro cui è stato bellissimo e stimolante giocare contro”.

Lei, molto credente, ha un motto biblico per ogni cosa che fa: “Whatever you do, do it enthusiastically, as something done for the Lord and not for men”. Sicuramente ciò che ha fatto finora nella sua carriera non è rivolto solamente a noi né direttamente a lei, ma noi prendiamo e assistiamo a quello che una delle migliori cestiste di sempre ci ha finora mostrato. In attesa del prossimo trionfo.